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Disoccupazione: non solo mancanza di denaro, rischio salute mentale e esclusione sociale

20 Gen 2023

Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.

Voltaire

 

La crisi economico-finanziaria degli ultimi anni, che ha colpito anche l’Italia, ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione. La disoccupazione, al pari del lavoro, è in grado di colpire non solo la dimensione professionale ma anche quella psicologica ed esistenziale dell’individuo. Senza lavoro, infatti, la persona perde non solo la possibilità di fare progetti per il futuro, grazie alla sicurezza di un reddito, ma anche e soprattutto, perde il proprio ruolo sociale e la propria identità, aumentando le probabilità di sviluppare problemi psichici come ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, gravi forme di somatizzazione, disturbi del funzionamento sociale, stress e, soprattutto, depressione.

La disoccupazione, infatti, può essere intesa come una vera esperienza di deprivazione e come tale può comportare serie conseguenze psicologiche nell’individuo: dall’aumento del senso di inferiorità e impotenza, alla perdita dell’autostima. Gli inoccupati a poco a poco perdono la fiducia in primis in sé stessi e successivamente anche negli altri, nella società e nel futuro.

L’individuo vede la disoccupazione come un insuccesso personale, e non sociale, il che lo porta all’isolamento. Con il passare del tempo, l’esperienza sociale ne risente, a causa di una diversa vita quotidiana e della tendenza ad isolarsi dalla vita sociale, il senso di vergogna e l’insicurezza. Situazioni che peggiorano sempre di più anche per via dell’indifferenza e del disprezzo di chi non sa comprendere il momento di difficoltà.

Uno dei primi effetti della disoccupazione è la sindrome dell’invisibilità, come afferma José Buendía, Professore di Psicopatologia all’Università di Murcia. La persona che ne è affetta sente che gli altri “non la vedono”, si sente persa in mezzo alla gente, considerandosi del tutto esclusa dal sistema economico-sociale.

A livello professionale l’individuo non più lavoratore va incontro ad una riduzione progressiva delle conoscenze e competenze, pregiudicando di conseguenza la possibilità di trovare altri lavori. In termini personali viene intaccata l’autostima con conseguente disagio psicologico e perdita della motivazione. Dal punto di vista sociale, invece, la persona si ritrova esclusa dal contesto lavorativo con conseguente riduzione dei rapporti interpersonali che minano l’identità e il ruolo sociale dell’individuo.

 

Gli studi sulla disoccupazione evidenziano come il disagio sia in grado di generare nell’individuo una spirale di learned-helplessness, la cosiddetta “impotenza appresa”, generando un progressivo isolamento sociale e una sempre più evidente tensione nei rapporti familiari.

Tradizionalmente, la perdita dell’impiego o le difficoltà di inserimento lavorativo sono considerate come l’elemento scatenante del processo di esclusione sociale. Pertanto, a contrario, l’occupazione rappresenta la garanzia sia dell’inserimento sociale sia di un livello di reddito sufficiente ad assicurare un’esistenza dignitosa.

La rete europea di organizzazioni di contrasto alla povertà (EAPN – European Anti Poverty Network) ha pubblicato un Position paper dal titolo “Povertà ed esclusione sociale dei giovani in Europa”, secondo EAPN, il dibattito politico a livello nazionale ed europeo è erroneamente concentrato sull’occupazione dei giovani e sulla loro integrazione nel mercato del lavoro e non tiene conto di povertà, esclusione sociale, discriminazione, accesso ai servizi, diritti, empowerment e partecipazione sociale. Ma la ricchezza e la speranza per il futuro, scrive la rete, sono i giovani in senso ampio, e non i giovani visti soltanto come lavoratori: il rischio è di ritrovarsi con una generazione perduta. L’occupazione è solo un elemento, pur importante, dell’inclusione sociale, e sono necessari interventi specifici che vadano al di là di quel singolo aspetto: serve una svolta radicale nel modo in cui sono affrontati i problemi delle nuove generazioni; in una prospettiva legata ai diritti, sono da indagare le cause strutturali e personali per delineare soluzioni chiare e integrate.

 

Il punto di partenza del Position Paper è l’assunto condiviso in base al quale povertà ed esclusione sociale si verificano quando il reddito e le risorse di una persona sono così inadeguati da precludere un’equa partecipazione sociale, standard di vita considerati accettabili e l’accesso a servizi essenziali quali casa, salute, istruzione.

Povertà ed esclusione sociale dei giovani sono da imputare al mancato o ridotto accesso a sistemi di protezione sociale, oltre che all’impossibilità per molti giovani di accedere a diritti, risorse e servizi, incluso un lavoro dignitoso. Questo succede perché gli Stati europei non promuovono un’equa redistribuzione di reddito e risorse e, con essa, una società inclusiva, coesa e basata su solidarietà e diritti, che sostenga politiche contro la discriminazione.

Si può, quindi, concludere come si renda necessaria sia da parte delle forze istituzionali, che di tali problemi si occupano, sia da parte degli operatori del benessere psicologico, che a vario titolo entrano in contatto con persone che hanno subito l’evento traumatico della perdita del lavoro, una specifica attenzione all’ampia portata di aspetti che tale evento comporta, poiché la disoccupazione genera un impoverimento generale del soggetto, che si vede negate tutte o molte possibilità di soddisfazione personale e autorealizzazione, con effetti diretti non solo sul suo stato socio-economico, ma anche sul suo senso di identità personale e sul suo benessere psicofisico.

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